Questo editoriale
comparso sul 3° numero del nostro periodico URCA Informa, ha suscitato un certo interesse nei nostri lettori.
Lo proponiamo ora come sondaggio
E' proprio da questo mondo (spesso
anche venatorio) che la "borsina" viene sovente associata a qualcosa
di negativo in quanto starebbe a significare che si caccia per interesse e non
per divertimento.
Ma forse, come si suol dire,
"è qui che casca l'asino", infatti, cacciare per procurasi carne buona
e genuina è di fatto la prima ragione che giustifica e nobilita la caccia.
Non ci illudiamo di
convincere ambientalisti e animalisti nostrani, ma è innegabile che una forma
di caccia sostenibile e tecnicamente in grado di produrre la minore sofferenza possibile
agli animali, è non solo il modo più civile per procurarsi buona carne sempre
più apprezzata anche dal pubblico estraneo alla caccia, ma è anche il solo
strumento che ci consente di governare con efficacia e umanità le dinamiche che
scaturiscono da un aumento naturale ma incontrollato di alcune specie animali
come ad esempio gli ungulati.
Pur con tutte le motivazioni sociologiche
e storiche che legano l'Uomo alla caccia, chi pretende oggi di cacciare per
puro divertimento fuori da qualsiasi contesto di gestione faunistica e tutela
dell'ambiente, giustifica purtroppo coloro che affermano essere indice di
scarsa intelligenza divertirsi ad uccidere animali.
Infine,
una ulteriore considerazione finale riservata a coloro che vedono nella caccia una
pratica crudele, ricordiamo che il grado di sofferenza di un animale vissuto
sempre nella più completa libertà che nell'azione di caccia passa dalla vita
alla morte in un baleno, spesso senza nemmeno accorgersene, non è paragonabile
a quanto patito da molti animali da macelleria allevati in cattività.
Dobbiamo essere consapevoli che
vietando la caccia si avrebbe un effetto insignificante sul numero degli
animali uccisi, risultati rilevanti si possono ottenere solo riducendo la domanda
di prodotti provenienti dal mondo animale. Ad esempio consumando tutti meno carne.
Franco
Odorici
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